Scopriamo insieme chi lavora per garantire sviluppo alle filiere produttive della pesca, con particolare attenzione all’acquacoltura. I vantaggi sono per tutti noi: perché le proteine del pesce sono l’elemento chiave di una dieta vincente.
Per dare il massimo sui pedali, bisogna affidarsi al mare. Uno dei caposaldi della dieta perfetta, infatti, sono le proteine del pesce, che abbinate a pasta, pane, verdure, latticini e uova garantiscono anche il giusto apporto di carboidrati, fibre e vitamine. La formula non è vincente se manca l’olio extravergine di oliva, che sfruttato come grasso base per ogni preparazione, amplifica ancora di più gli straordinari effetti sull’organismo degli acidi grassi monoinsaturi presenti nel pesce.
La buona notizia? Noi italiani siamo fortunati! Perché il nostro mare è uno scrigno di biodiversità: una ricchezza biologica che nei secoli si è trasformata in ricchezza gastronomica. Il mar Mediterraneo, infatti, è ricco di diverse specie di pesce azzurro, spesso definito “pesce povero”. Ma povero non lo è affatto! Pesci come la palamita, il tombarello, l’acciuga, lo sgombro, l’aguglia e la sardina, oltre che una materia prima amata da tanti chef, sono risorse dalle indubbie qualità nutrizionali: contengono proteine nobili, vitamine del gruppo B, ma anche sali minerali come calcio, fluoro, ferro e fosforo. Inoltre, sono altamente digeribili, grazie all’assenza di grassi saturi. È così generoso il nostro mare, che quest’anno il Giro d’Italia si è unito al Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (MASAF) per dedicargli una festa. L’appuntamento è durante la prima tappa della Corsa Rosa, sulla Costa dei Trabocchi, in Abruzzo, con una serie di iniziative (tra cui uno showcooking e alcuni spettacoli per i bambini) per ricordare al pubblico le risorse delle nostre acque.
Ma c’è di più. Mettere in tavola pesce azzurro non è solo una scelta azzeccata per il nostro fisico: è anche un modo per contribuire in modo concreto alla sostenibilità del mare. Infatti, proprio le peculiarità nutrizionali di questa risorsa, i suoi abbinamenti e le sue trasformazioni culinarie, sono oggetto di continua attenzione da parte del Programma Operativo del Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP), uno strumento finanziario ideato per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva dei settori della pesca e dell’acquacoltura nell’Unione Europea. Il Programma Operativo è gestito proprio dal MASAF, in particolare dalla Direzione Generale della pesca marittima e dell’acquacoltura, che investe in progetti all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione, per far emergere modelli vincenti sul fronte nutrizionale e socioculturale. Il suo approccio operativo? Parte da una consapevolezza: le risorse del mare vanno salvaguardate attraverso un utilizzo sostenibile e condiviso, con programmi di gestione che sfruttino le conoscenze scientifiche a supporto dell’occupazione e dell’economia.
A beneficiare di questo strumento è anche la comunità. Già, perché il FEAMP si occupa di consolidare e potenziare le infrastrutture portuali a servizio della pesca, per aiutare le imprese del settore a recuperare un’adeguata redditività e a essere concorrenziali a livello nazionale e internazionale. La nuova politica comune della Pesca ha infatti come primo obiettivo lo sviluppo di attività di acquacoltura nei territori e nei mari, per creare economia, occupazione e benefici sociali. Per chi non lo sapesse, si tratta dell’insieme di attività umane, distinte dalla pesca, praticate per la produzione controllata di organismi acquatici. In altre parole, è la coltivazione dell’acqua salata, salmastra o dolce finalizzata alla raccolta di pesci, molluschi, crostacei e alghe. Un’attività che, insieme a tutto il patrimonio di conoscenze, esperienze, eccellenze e cultura, è all’avanguardia in Europa per la forte integrazione di filiera in azienda e l’eccellente qualità delle produzioni.
Infine, la pesca sostenibile, industriale o artigianale che sia, non entra in conflitto con la conservazione della biodiversità marina, evitando così un impatto negativo sulle specie e sugli ecosistemi. In compenso, contribuisce sempre di più a mantenere viva quella cultura gastronomica che è ormai uno stile di vita per tutti noi.