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Etna, sempre più nel mito

04/04/2023

No, non è Marte, è la cima calva dell’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa. Arrivando ai 1900 metri di altitudine del Rifugio Sapienza si ha l’impressione di essere su un altro pianeta: la totale assenza di vegetazione non è però dovuta all’altura o alla mancanza di ossigeno, come capita in alcune cime che superano i 2000 metri di altitudine, bensì al fatto che nel sottosuolo gorgogliano fuoco e lava. Se si sale in bici da uno dei tantissimi versanti bisogna fare attenzione, perché in cima spesso soffia un vento così forte che rimanere in sella diventa impossibile. “L’Etna è il nostro Mont Ventoux” disse nel 2011 l’allora direttore del Giro d’Italia Angelo Zomegnan. E, in effetti, l’accostamento non pare così sbagliato.

Il borbottante Etna domina la Sicilia orientale, tra i monti Nebrodi – le propaggini dell’Appenino siculo – e la piana di Catania, ed è la vetta italiana più elevata a sud delle Alpi. Ogni versante del vulcano ha le sue caratteristiche: fino ai 1 000 metri dal livello del mare è coltivato e fortemente urbanizzato sui versanti est e sud, mentre si presenta selvaggio e brullo sul lato occidentale. Poco urbanizzato, ma di aspetto più dolce, è il versante nord, con il predominio dei boschi al di sopra di Linguaglossa, mentre il versante est è dominato dall’aspetto inquietante della Valle del Bove e i suoi fitti boschi. Avvicinandosi alla sommità del vulcano, però, tutta la vegetazione scompare.

Il Giro lo ha inserito nel suo percorso per la prima volta nel 1967 con la vittoria di “cuore matto” Franco Bitossi e poi nel 1989 con il successo di Acacio Da Silva, ma la mancanza di spettacolo a causa del vento, che intimoriva i corridori ad attaccare, ha spinto gli organizzatori ad accantonarlo per un po’ di tempo. Dal 2011, però, è tornato in pianta semistabile, dal momento che in 11 anni è stato affrontato ben 6 volte. Non sempre con gli stessi versanti o arrivi però, dal momento che si è partiti da Nicolosi, la scalata più iconica, come nel 1967, 2011 e 2017, o da Paternò, come nel 1989, 2018 e 2022, arrivando sempre al Rifugio Sapienza o, nel 2018, all’Osservatorio Astrofisico. Nel 2020, invece, quando vinse Jonathan Caicedo, si scalò il vulcano partendo da Linguaglossa per arrivare a Piano Provenzana.

Da quando il Giro di Sicilia è tornato stabilmente in calendario, ovvero dal 2019, l’Etna si è sempre ritagliato uno spazio fondamentale nel decidere l’esito della corsa. Nel suo primo anno dalla rinascita si scalò dal suo versante più tradizionale, quello di Nicolosi, con Guillame Martin che vinse la tappa e Brandon McNulty bravo a difendersi e portarsi a casa la classifica generale.

Nel 2021, invece, si è scelto di valorizzare una zona diversa dell’Etna, non salendoci fino ai 1900 metri di Nicolosi, ma fermandosi ai 670 della Sciara di Scorciavacca, affrontando la salita da Mascali. La Sciara non è altro che un campo lavico formatosi con l’eruzione dell’Etna del 1651 e per un singolare meccanismo di svuotamento delle colate, si è formata una grotta di scorrimento lavico denominata “Grotta Forcato”. Ma la zona di Scorciavacca conserva la memoria di ben più antiche eruzioni ed è una delle più interessanti dell’Etna per gli aspetti geologici, naturalistici e paesaggistici. Quel giorno l’idolo di casa Vincenzo Nibali colse le sue ultime due vittorie della carriera, portandosi a casa tappa e classifica generale.

L’anno scorso, invece, la tappa regina prevedeva l’arrivo a Piano Provenzana, ma a differenza del Giro 2020 la salita si prendeva da Fornazzo e non da Linguaglossa. Anche in quell’occasione a sorridere fu un siciliano doc, Damiano Caruso, che si aggiudicò tappa e classifica generale. L’edizione di quest’anno, invece, vedrà una sorta di mix di quanto visto nelle scorse edizioni, visto che i corridori nella frazione finale, la Barcellona Pozzo di Gotto-Giarre, scaleranno l’Etna da Linguaglossa fino alla località Due Monti, appena sotto Piano Provenzana, e ridiscenderanno fino a Fornazzo e poi a Nunziata, dove cominceranno la salita decisiva alla Sciara di Scorciavacca. Una volta in cima ci sarà una picchiata fino a Giarre, dove scopriremo il vincitore del Giro di Sicilia 2023.

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