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Molano, il sottovalutato

28/09/2021

Quando hai un Maxi Richeze che ti pilota in quella maniera, che imposta le curve alla perfezione, che non si lascia spaventare dal toboga di Licata, che addirittura ti toglie di ruota gli altri velocisti, che ti riprende il fuggitivo e ti lascia a 80 metri dal traguardo, vincere è sicuramente più facile. D’altronde non è un caso che Richeze sia riconosciuto come uno dei migliori pesci-pilota dell’intero gruppo. Però, poi, alzare le braccia al cielo non è mai facile, ma Juan Sebastian Molano lo ha fatto con apparente facilità, cogliendo a Licata il terzo successo stagionale, il 16esimo in carriera, il primo su suolo italiano.

Non è un corridore particolarmente mediatico come lo sono tanti colombiani, forse perché non è così vincente come Bernal, Quintana o Gaviria, forse perché non ha quella freschezza e simpatia di Uran e Chaves, eppure lui le sue belle soddisfazioni sta continuando a togliersele. Di lui si è sentito parlare di più solamente quando la UAE Team Emirates lo aveva rispedito a casa dal Giro d’Italia 2019 a causa di anomalie dei valori fisiologici, salvo poi scoprire che era stato a causa del repentino cambio di altitudine dopo un training camp ad alte quote. E poi quest’anno, sempre alla Corsa Rosa, quando Molano, tirando la volata al compagno e connazionale Gaviria, ha interpretato male il movimento del compagno e per poco non lo scaraventava contro le barriere. Con Gaviria che ha terminato il Giro a zero vittorie, Molano è stato indicato come una delle cause della debacle del colombiano.

“Volevo dimostrare che sono un velocista vincente anch’io”. Ha detto Molano dopo la tappa, a voler sottolineare che, forse, la squadra non gli sta dando la fiducia che meriterebbe. In effetti, quando ha avuto carta bianca, è andato a segno più volte, anche se gli manca il successo di un certo peso. Quest’anno ha vinto due tappe alla Vuelta a Burgos, cosa che spera di ripetere anche in questo Giro di Sicilia. Intanto domani partirà con la maglia di leader e il traguardo di Mondello si adatta alle sue caratteristiche. Lo aspettiamo.

LA CORSA – Quello che i corridori oggi hanno attraversato in poco più di quattro ore, meriterebbe in realtà una settimana di vacanza. Si è partiti da Avola e si è attraversata la splendida Val di Noto, con tutte le sue innumerevoli località del tardobarocco Patrimonio dell’Unesco, da Scicli a Modica e Ragusa, prima di lanciarsi in discesa e costeggiare il litorale fino a Licata, con alcune delle spiagge più belle d’Italia.

Questi scorci magnifici se li sono voluti godere prima di tutti Charles-Etienne Chrétien (Rally Cycling), Jacopo Cortese (Mg.K Vis VPM) e Matteo Zurlo (Zalf Euromobil Fior), che sono partiti in avanscoperta dopo appena 10 km di gara. La tappa si è poi sviluppata da copione: Chrétien ha conquistato il GPM di Ragusa, mentre Zurlo si è preso lo sprint intermedio di Gela, prima di provare l’azione solitaria.

Il gruppo, sempre in controllo, si è riportato sullo stoico Zurlo a 14 km dall’arrivo, quando i treni dei velocisti hanno cominciato ad alternarsi in testa al plotone lanciato a più di 60 km/h. Tutto lasciava presagire ad una volata, ma Vincenzo Albanese (Eolo-Kometa) aveva piani diversi e poco prima dell’ultimo chilometro, sfruttando la tortuosità delle strade di Licata, ha provato il colpaccio con un’azione da finisseur.

L’attacco del corridore campano ha sfaldato le convinzioni delle formazioni degli sprinter, tranne quelle di Richeze, che si è preso Molano sotto la sua ala protettrice e lo ha guidato nelle ultime centinaia di metri, prima che il colombiano aprisse il gas negli ultimi 80 metri e negasse ad Albanese quella che sarebbe stata la sua prima vittoria da 5 anni a questa parte.

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