Quando hai un Maxi Richeze che ti pilota in quella maniera, che imposta le curve alla perfezione, che non si lascia spaventare dal toboga di Licata, che addirittura ti toglie di ruota gli altri velocisti, che ti riprende il fuggitivo e ti lascia a 80 metri dal traguardo, vincere è sicuramente più facile. D’altronde non è un caso che Richeze sia riconosciuto come uno dei migliori pesci-pilota dell’intero gruppo. Però, poi, alzare le braccia al cielo non è mai facile, ma Juan Sebastian Molano lo ha fatto con apparente facilità, cogliendo a Licata il terzo successo stagionale, il 16esimo in carriera, il primo su suolo italiano.
Non è un corridore particolarmente mediatico come lo sono tanti colombiani, forse perché non è così vincente come Bernal, Quintana o Gaviria, forse perché non ha quella freschezza e simpatia di Uran e Chaves, eppure lui le sue belle soddisfazioni sta continuando a togliersele. Di lui si è sentito parlare di più solamente quando la UAE Team Emirates lo aveva rispedito a casa dal Giro d’Italia 2019 a causa di anomalie dei valori fisiologici, salvo poi scoprire che era stato a causa del repentino cambio di altitudine dopo un training camp ad alte quote. E poi quest’anno, sempre alla Corsa Rosa, quando Molano, tirando la volata al compagno e connazionale Gaviria, ha interpretato male il movimento del compagno e per poco non lo scaraventava contro le barriere. Con Gaviria che ha terminato il Giro a zero vittorie, Molano è stato indicato come una delle cause della debacle del colombiano.