altimetria
planimetria
info tecniche
Tappa molto articolata con una lunga sequenza di curve e saliscendi che terminano a circa 20 km dalla linea di arrivo. Pochi gli attraversamenti cittadini tutti caratterizzati dalla presenza di rotatorie e spartitraffico. Le strade sono prevalentemente larghe e ben pavimentate. Finale dopo Comiso pianeggiante.
Ultimi km
Ultimi 10 km lungo strade rettilinee intervallate da alcune semicurve e rotatorie. Fondo stradale discreto. Rettilineo di arrivo su asfalto lungo 700 m (largh. 8 m).
partenza / arrivo
ultimi km
crono tabella
info turistiche
Città di:
Canicattì
Panoramica
Canicattì è un comune di circa 36.000 abitanti in provincia di Agrigento e il suo territorio si estende per circa 9142 ettari. L’origine di Canicattì è antichissima e leggendaria. Le aree archeologiche di “Vito Soldano” e “Casalotti” lo confermano con la presenza di insediamenti greco romani. Le prime notizie sull’abitato risalgono al XII secolo.
L’origine del nome Canicattì deriverebbe invece da un altro toponimo arabo Handaq-attin letteralmente “fossato d’argilla” che, forse, indicava il torrente fangoso che attraversa la Città costeggiando la collina del Castello.
La Città passò nel 1505 per matrimonio ai Bonanno che ne tennero la Baronia fino al 1819. Durante il secolo XVII i Principi Giacomo I e, successivamente Giacomo II, favorirono la crescita della Città con l’istituzione fiere franche e la fondazione di conventi e monasteri.
Negli anni ’70 la produzione intensiva e la commercializzazione dell’Uva Italia hanno determinato una crescita economica e commerciale della Città che è durata per circa un trentennio.
Canicattì dispone di un patrimonio monumentale religioso di un certo interesse storico artistico e anche alcuni palazzi nobiliari.
Gastronomia
CROCCANTINI DI MANDORLE
I Croccantini sono un dolce tipico di mandorla multistrato. Possono essere consumati sia come aperitivo con liquori dolci sia a fine pasto.Cotti al forno e poi guarniti con invitante granella di pistacchio. La bontà dei croccantini dipende dalla qualità delle materie prime, mandorle scelte e pistacchio nostrani, ma soprattutto fa leva sulla consistenza friabile determinata dal taglio a scaglie sottilissime delle mandorle.
PASTE RICCE
Farina di “mandorle agrigentine”, zucchero semolato bianco, uova fresche intere, buccia di limone grattugiata e aromi vengono impastati a freddo e passati in un attrezzo che consente la formazione di scanalature e, quindi, dei classici ricci. La lunghezza dei biscotti é di circa 8 centimetri, il diametro di 3 centimetri e il peso di circa 35 grammi. Si conservano naturalmente mantenendo la loro freschezza e fragranza per alcune settimane (possono essere congelati per diversi mesi).
CANNILERA
Dolce tipico della Pasqua, a cui richiamano le uova, simbolo di rinascita associato appunto al tema della Resurrezione di Cristo.
PASTE NUOVE ALLA ZUCCA
Vittoria
Panoramica
Fondata il 24 aprile 1607 per volontà della Contessa Vittoria Colonna Enrique, Vittoria è la città più giovane del libero consorzio comunale. Vista dall’alto urbanisticamente, ha una moderna struttura a forma di scacchiera con strade larghe e rettilinee. Si estende su una superfice di 182,48 km2 e confina con i comuni di Acate, Comiso, Ragusa e Chiaramonte Gulfi. Il suo territorio si sviluppa sulla piana di Vittoria, affacciata sul Canale di Sicilia, anticamente detta “Plaga Mesopotamica Sicula”, poiché delimitata da due fiumi: l’Ippari e il Dirillo.La città fu fondata su una pianura molto fertile nota come Contrada Boscopiano. Ha una popolazione di quasi 65 mila abitanti e una massiccia presenza di extracomunitari provenienti dall’Albania e dalla Tunisia e la sua economia è prettamente agricola. Vanta la presenza del Mercato Ortofrutticolo di Vittoria è il secondo Mercato italiano alla produzione. Da qui transitano grandi quantità di prodotti ortofrutticoli che arrivano sulle tavole degli italiani. Eccellenza del territorio, oltre alle primizie è il Cerasuolo di Vittoria che ha ottenuto nel 2005 il riconoscimento della DOCG ovvero denominazione d’origine controllata e garantita.
Lo stemma o simbolo di Vittoria rappresenta un’aquila nera con ali in posizione di riposo con una corona baronale sulla testa, che porta tra gli artigli un festone, su cui c’è scritto “Victoria pulchra civitas post Camerinam” (Vittoria città bella dopo Kamarina). Sul petto dell’aquila è raffigurata una torre, simbolo della famiglia Enriquez Cabrera. In seguito al grande sviluppo del vigneto nell’Ottocento, fra gli artigli dell’aquila apparvero dei rigogliosi grappoli d’uva, a significare la vocazione vinicola della città. Tutto lo stemma è su campo azzurro e, sullo stesso, vi è una corona a 5 torri di “Città”.
Palazzo Iacono sede del municipio è un palazzo ottocentesco, con una sala di rappresentanza chiamata sala degli Specchi, recentemente restaurata con un bellissimo affresco in stile liberty perfettamente conservato, le parti sono ricoperte di un elegante tessuto che rendono la sala signorile e fastosa. All’interno del palazzo dei pregevoli dipinti sono raffigurati nei soffitti con una eleganza decorativa che rispecchia il tempo in cui furono realizzati.
La Piazza principale della città è Piazza del Popolo che si apre, al visitatore con una quinta unica nel suo genere. Il maestoso teatro Comunale “Vittoria Colonna” in arte neoclassico e la Chiesa delle Grazie in stile tardo-barocco ibleo.
Dal punto di vista architettonico la città mostra monumenti seicenteschi e settecenteschi insieme a interessanti testimonianze liberty raffigurati nei raffinati palazzi che svettano tra le vie del centro storico.
Una delle più antiche costruzioni di Vittoria è il Castello, oggi Museo Civico. I lavori di costruzione furono appaltati il 4 marzo del 1607.
L’elegante piazza Ferdinando Ricca, ospita la Basilica di San Giovanni Battista, patrono della Città, che dopo il terribile terremoto del 1693, che distrusse gran parte del Val di Noto, venne edificata a partire dal 1695 in stile barocco.
ll polmone verde della Città è rappresentato dalla Villa Comunale di Vittoria, uno tra più belli ed estesi giardini pubblici della Sicilia, realizzato nell’area della “selva” dei Cappuccini negli anni ’30 del Novecento. Offre un panorama spettacolare sulla Valle del fiume Ippari e sulla Riserva naturale del Pino d’Aleppo.
Altro ambiente naturalistico di assoluto pregio è il Parco Suburbano di Serra San Bartolo che presenta un ampio carrubeto e una vasta area, con ampi caseggiati rurali.
Una tradizione che si perpetua negli anni è il dramma Sacro in dialetto “I Parti” è la rappresentazione della crocifissione e della morte di Gesù Cristo sul Golgota che viene inscenato ogni Venerdì Santo. Gli attori, oggi tutti professionisti recitano il testo del marchese vittoriese Alfonzo Ricca. Un componimento, messo in scena per la prima volta nel 1859, composto di 450 versi in endecasillabi sciolti, di stile ottocentesco e romantico, inserito fra i “Beni immateriali” di Sicilia, patrimonio dell’umanità”. Le rappresentazioni si svolgono in Piazza Sei Martiri della Libertà meglio conosciuta come “Cianau a Cruci” dove vi è un Calvario in stile neoclassico.
La città di Vittoria ha dato i natali allo scultore di chiara fama internazionale Arturo Di Modica, autore del famosissimo “Toro che carica” in bronzo simbolo della Borsa di Wall Street a New York.
Al talentuoso sassofonista Francesco Cafiso, star di fama mondiale. Al ciclista della Nazionale italiana Danilo Napolitano, al nuotatore Campione d’Europa Luca Marin, al campione paralimpico di Sidney 2000 di Tiro con l’arco Giuseppe Carrubba e a Giovanni Virgadavola uno degli ultimi “Cuntastorie”, recentemente scomparso.
Gastronomia
Vittoria è la patria di un altro rosso d’eccellenza stiamo parlando del pomodoro. La sua affermazione si deve alla straordinaria rivoluzione agraria che ha cambiato la geografia economica del sud-est dell’isola: l’orticultura in serra. Le prime strutture coperte, la classica capannina, costruzione in legno e plastica vennero realizzate a Vittoria da un gruppo di agricoltori lungimiranti che negli anni ’60 diedero vita ad una nuova forma di produzione degli ortaggi. Maggiormente prodotti nell’agro vittoriese sono in prevalenza il pomodoro, la melenzana, il peperone, lo zucchino e il cetriolo. Da questo connubio di ortaggi ne viene fuori la caponata e la peperonata. Sono un gustoso contorno che accompagna carni delicate, la varietà dei suoi ingredienti permette di prepararle tutto l’anno, gustandole calde, fredda e accompagnarle a bruschette: sono davvero ottime anche servite come antipasto. Ma nella cucina vittoriese questi ingredienti vengono impegnati per preparare altre pietanze. Altre bontà che deliziano il palato sono le “scacce”, focacce in italiano realizzate con la pasta del pane e farcite con ortaggi, verdure, ricotta e vengono preparate in qualsia giorno dell’anno per celebrare qualche momento di festa in famiglia. Quello che invece si prepara solo per la domenica di Pasqua sono le “’mpanate” che vengono preparate con l’agnello. Si tratta di un manufatto tipico di Vittoria, della Contea di Modica e della Sicilia, con una storia millenaria…
Altro fiore all’occhiello dell’economia locale è la pesca che nella vicina Scoglitti, frazione marinara di Vittoria che vanta una flotta navale di ben 14 pescherecci della grande pesca a “strascico e ciancilo”. Oltre alla presenza di 40 barche destinate alla piccola pesca con l’uso di reti da posta.
L’eccellenza del mare con il gambero blu, il gambero rosso. Totani, sarde e pesce azzurro. Seppie oltre scampi e triglie. Un gustoso piatto è la zuppa di pesce preparato con pesce fresco, tipico della tradizione culinaria più povera in quanto per cucinarla venivano usati gli scarti, la sua preparazione comprende la pulitura e la cottura del pesce in un fumetto fatto con gli scarti dei pesci. Il suo sapore ricco e unico vi trasporterà al mare.
Anche i dolci hanno un loro ruolo nella tradizione come “u biancu manciari”, il gelo di limone, i biscotti alle mandorle.
Vino e Bevande
IL CERASUOLO DI VITTORIA
Colore rosso ciliegia, sapore pieno e vellutato, profumo fruttato. Sono le caratteristiche organolettiche che compongono il Cerasuolo di Vittoria, che ha ottenuto il prestigioso riconoscimento della DOCG, denominazione d’origine controllata e garantita nel 2005. È l’unico vino siciliano che si fregia di tale riconoscimento. È il vanto dell’intraprendenza di tanti viticoltori, vinificatori ed imbottigliatori che sono riusciti ad ottenere la prestigiosa denominazione per il proprio vino nella duplice versione Cerasuolo di Vittoria e Cerasuolo di Vittoria “Classico”.
Il Cerasuolo di Vittoria DOCG è un vino che deve la sua preziosità alla magia del clima, alla diligente coltura ad opera di pochi appassionati operatori nonché alla virtù dei suoi vitigni, Nero d’Avola e Frappato (utilizzati in una percentuale che va dal 50 al 70% e dal 30 al 50% rispettivamente).
L’origine e la storia del Nero d’Avola, un’ipotesi fa derivare il nome Calavrisi dal nome di un’isola e di una città greche: Calauria, con il significato, quindi, di uva Calaurisi, cioè importata da quella zona durante la colonizzazione ellenica della Sicilia.
Secondo alcuni studiosi invece il nome Calavrisi deriverebbe da Calea, sinonimo siciliano di racina, quindi uva, e da Aulisi, cioè di Avola, dal nome dialettale della città di Avola (Aula).
Nel calice il Nero d’Avola è rosso rubino con riflessi violacei. Complesso il quadro aromatico: floreale di viola, speziato di liquirizia e chiodi di garofano, fruttato di lampone, ciliegia. Il gusto fresco risulta intenso più dell’astringenza e in ultimo il corpo è più che deciso. Matura nella seconda decade di settembre.
Il frappato è un vitigno autoctono, con molta probabilità originario della zona di Vittoria. Il celebre ampelografo barone Antonio Mendola fu il primo che ha descritto il vitigno riferendo che la varietà poteva essere originaria del comune di Vittoria dove era coltivata sin dal XVII secolo.
Dà origine a vini di poca intensità cromatica, al naso si percepiscono odori di fiori e di frutta, intensi, così come intensa la nota speziata. In bocca ha un corpo mediamente ricco, tannini equilibrati, fresco e dalla grande finezza. Matura verso la fine di settembre.
Dalla lungimiranza di un gruppo di vitivinicoltori nel ‘73 è nato il Consorzio di tutela dei rossi di vittoria. La tutela ha portato negli anni ad un ampliamento della gamma ecologica locale che, oltre ad avere la Denominazione d’Origine Controllata (Doc) ha ottenuto nel 2005 della Denominazione Garantita. Quest’anno il Consorzio Cerasuolo di Vittoria celebra i suoi 50anni.