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planimetria
info tecniche
Percorso
Tappa impegnativa, caratterizzata da un continuo saliscendi su strade ampie attraverso l’entroterra. Si contano solo tre veri attraversamenti cittadini: Mazzarino, Barrafranca ed Enna con le tipiche caratteristiche di dimensioni a volte ridotte. A Enna, in vetta alla salita di ingresso cittadino è posto il GPM di giornata. Finale su strade larghe e ben asfaltate e arrivo in centro a Caltanissetta al termine di una breve risalita.
Ultimi km
Ultimi 3 km leggermente a salire una volta lasciata la strada a scorrimento veloce in direzione del centro città con pendenza molto dolce sotto il 2%. Rettilineo finale, ampio e asfaltato di circa 500m.
partenza / arrivo
ultimi km
crono tabella
info turistiche
Città di:
Palma di Montechiaro
Panoramica
Palma di Montechiaro, ovvero città del Gattopardo resa celebre dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, è luogo ricco di storia. Il ritrovamento di reperti archeologici del II millennio a.c. e la presenza di tombe sicane dimostrano che gli abitanti erano dediti all’agricoltura e alla pastorizia. Il primo atto della storia di Palma è la costruzione del Castello a opera di Federico Prefoglio e che di lì a poco passò ai Chiaramonte da cui prese il nome. L’atto di fondazione della città di Palma porta la data del 25 aprile 1637. I primi abitanti di Palma vennero da Ragusa, città natale dei Tomasi. Per difendere la città dagli attacchi dei pirati saraceni, il duca Carlo fece erigere una torre difensiva. La città fu costruita seguendo una ‘pianta a maglia ortogonale’. Innumerevoli furono le iniziative filantropiche dei Tomasi, tanto che il primo duca di Palma, Giulio, per la sua religiosità meritò l’appellativo di ‘Duca Santo’.
Quest’ultimo fece costruire sulla collinetta denominata ‘il Calvario’, la Chiesa di Santa Maria della Luce e realizzò una via crucis che rappresentava il percorso di Gesù dal palazzo di Pilato al Golgota. La prima dimora dei Tomasi in Palma è il Palazzo ducale che nel 1659 fu trasformato in Monastero delle Benedettine per accogliere le figlie e la moglie del ‘Duca Santo’. Attigua al Monastero vi è la chiesetta di Maria Santissima del Rosario. Entrambi sono esempio pregevole del barocco siciliano.
Ph. Credits Comune di Palma di Montechiaro
Gastronomia
Palma di Montechiaro, ovvero i luoghi del Gattopardo, terra in cui si tramanda l’antica tradizione dei dolci conventuali di Sicilia.
Le monache preparano i dolci tipici della tradizione palmese come i celebri biscotti ‘Ricci’ del Gattopardo a base di mandorla, ma non solo: si possono assaggiare i ‘muccuneddi’, fatti con pasta reale di mandorla e cedro, più i torroni morbidi con mandorle e pistacchio. Si tratta di ricette di dolci tipici che hanno preso vita tra le mura silenziose dei monasteri e che, ancora oggi, vi vengono preparati con cura.
Bontà e dolcezza, un toccasana per il corpo e per lo spirito. I dolci vengono preparati nel convento ogni settimana e i vassoi vengono venduti attraverso una ruota che permette anche di ricevere i doni delle persone. Le monache, infatti, vivono di carità e offerte e la vendita dei dolci è un modo per sostentarsi.
Una specialità a parte sono i ‘biscotti Umberto’ dedicati al Re d’Italia Umberto I di Savoia, che si presentano a listarelli ben spessi e soffici “come i baffi del Re”, e cosparsi di abbondante zucchero a velo. Questi ultimi si possono trovare in vendita nelle pasticcerie locali.
Tra i piatti tipici della gastronomia palmese elenchiamo:
- Busiati al ragù di maiale
- Cucciddateddi (dolci con fichi)
- Insalata di arance
- Risu da Vigilia di Natali (riso della vigilia di Natale)
- Tortino di melenzane
Ph. Credits Comune di Palma di Montechiaro
Bevande
Nel comune di Palma di Montechiaro la vitivinicoltura occupa una posizione di prestigio tra le attività agricolturali e i vini prodotti, con l’estensione fino ai campi di Licata e Campobello di Mazara sono noti per la loro originalità e qualità. I produttori locali hanno cercato per i loro vigneti le posizioni migliori per ottenere uve idonee alla produzione di vini in linea con gli elevati standard presenti nella provincia. La vicinanza del paese al mare e la brezza salina contribuiscono a dare ai vini di questa zona la caratteristica mineralità che li contraddistingue.
Un vino tipico prodotto con uve della zona è il ‘Grillo’, di colore giallo paglierino e dal bouquet floreale con note di fiori bianchi, come la margherita e il gelsomino: al palato si rivela caldo, equilibrato ed armonico con gusto asciutto e leggermente tannico. La sua giusta acidità lo rende particolarmente portato all’invecchiamento.
Caltanissetta
Panoramica
Capoluogo di provincia dell’entroterra siciliano, questa città offre l’opportunità di scoprire qualcosa di nuovo dell’Isola. Natura, arte, storia, gastronomia sono i quattro punti cardinali le cui coordinate puntano dritte su Caltanissetta.
Il nome Caltanissetta deriva dall’arabo Qal’at an-Nisa, traducibile in “Castello (o rocca) delle donne”, poichè si credeva che un tempo fosse stato sede dell’harem al servizio dell’emiro di Palermo o più verosimilmente che fosse abitato per lo più da donne i cui uomini si allontanavano per lavorare nei campi. L’antica fortezza dalle torri in mattoni rossi è chiamata anche Castello di Pietrarossa ed è situata su una rocca che a picco domina la vallata sottostante.
Ph. Credits Luca Miccichè
Gastronomia
La cucina territoriale nissena è da sempre basata su alimenti poveri legati alla produzione della terra. Cibi che oggi si impongono tra le moderne e ricche creazioni gastronomiche.
Tra le eccellenze, annoveriamo la Cuddrureddra di Delia, presidio Slow food. La cuddruredda è un delizioso biscotto fritto che per tradizione si faceva nel periodo di carnevale, ma che oggi possiamo gustare in qualunque momento dell’anno.
Altro dolce tipico del territorio nisseno è la cubaita araba, il torrone nisseno con mandorle, pistacchi e miele, zucchero caramellato e sesamo, amatissimo dallo scrittore Andrea Camilleri.
Il borgo di Santa Rita è un nucleo di case immerso nella campagna nissena.Vale la pena fare una visita per gustare i buonissimi prodotti da forno lavorati con farine e lieviti ricavati dai grani antichi di Sicilia e per godere della tranquillità della vita del borgo. Qui si può visitare anche il nuovo Micro Museo Immateriale del Grano e del Pane.
E’ consigliata una passeggiata in bicicletta, percorrendo strade tra campi di grano e coltivazioni di pesche.
Ph. Credits Paolo Barone